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Duemila lettere testimoniano la saldezza dell'amicizia tra Freud e Ferenczi: allievo prediletto e compagno di strada del maestro, che lo chiamava con affetto scherzoso il suo "paladino", il suo "gran visir". Quando nel 1922 Ferenczi si decise a raccogliere i saggi che compongono questo volume, Freud ne fu lietissimo, perché il giovane movimento psicoanalitico stava allora lottando per riorganizzarsi dopo la guerra, e il libro costituiva un efficace strumento di informazione e di propaganda. Gli scritti della prima parte adempiono ancora oggi alla loro funzione divulgativa. Ma è soprattutto nei saggi della seconda parte, dedicati a temi particolari, che Ferenczi dimostra l'originalità innovatrice del proprio pensiero.